Federica Pellegrini si racconta in una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’: obiettivo Tokyo, ma dopo ci sarà una vita nuova
Federica Pellegrini e la quinta Olimpiade, Federica Pellegrini e il libro dei record, il pianto ma anche gli obiettivi quando staccherà la spina definitivamente con il nuoto. C’è tutto nell’intervista concessa a ‘La Gazzetta dello Sport’ che ripercorre quasi vent’anni di vita sportiva e umana della ‘Divina’.
Il suo mito è sempre stato Franziska Van Almsick, un’altra che ha rìscritto la storia del nuoto e in particolare dei 200 stile libero, diventata la sua gara regina. Meglio associarla a lei che non a Maria Callas oppure ad Oriana Fallaci che restano miti irraggiungibili anche se a lei il paragone è sempre piaciuto.
La Fede nazionale non molla e a Tokyo sarà ancora un vasca. Aver timbrato il cartellino negli ultimi Assoluti di Riccione ha avuto il sapore della liberazione: “Volevo mettermi alla prova in una stagione dove è andato tutto in salita. Quel pianto dopo è venuto spontaneo, liberatorio. Rivedendomi mi sono detta: cacchio, sto diventando patetica, basta piangere! Ma tornare sui propri ritmi non è stato facile”. Prima di battere il cronometro ha dovuto sconfiggere il Covid e non è stato semplice, soprattutto nei primi giorni come racconta ancora una volta.
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Quella di Tokyo con la finale dei 200 stile il 28 luglio, sarà la sua ultima volta in vasca? Lo ha anticipato, ma il prossimo anno ci saranno gli Europei a Roma, tredici anni dopo quei Mondiali che sono stati la sua consacrazione. E allora che fare? “Quando arriverà
il momento lo capirò, cercherò di viverlo al meglio possibile. E a godermelo. Sarà una virata verso una vita nuova. Io non ho mai avuto paura dei cambiamenti e ne ho fatti parecchi. Il ritiro lo vedo come una cosa molto positiva».
Potrà pensare al matrimonio e ai figli anche se dice che non sono cose da programmare perché non sono gare. Sicuramente si dedicherà alle sue passioni, come i libri, i viaggi, un po’ di relax. Adesso però, sotto con il lavoro per i prossimi tre mesi e accanto a Matteo Giunta sa di poter rendere al meglio. Lui le ha dato quella serenità persa dopo la morte di Alberto Castagnetti, storico allenatore e un secondo padre. Le ha fatto ritrovare la voglia e il piacere, anche quello della fatica.
Ma come si immagina la finale in Giappone? “Una delle gare più tirate di sempre.
Bisognerà veramente essere preparati a sostenere tre sessioni al 100% con una minima progressione per la fatica. Con la forma del 2019…”. L’anno del suo ultimo oro mondiale a Gwanju, quando molti non se l’aspettavano più. Ma lei no.
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