Il presidente della FIA ha confermato che tutto il mondo dell’automobilismo sportivo è chiamato a un cambiamento epocale e senza precedenti: più rapidamente del previsto
La Formula 1 è cambiata molto nel corso degli ultimi anni. L’avvento del motore ibrido ha rivoluzionato non solo le corse dei bolidi più veloci e più amati del mondo ma anche molte scelte industriali.
Dal 2018 a oggi le case automobilistiche che hanno annunciato il passaggio graduale a motorizzazioni a emissioni zero si sono moltiplicate. Marchi come Nissan e Jaguar, ma anche marchi sportivi che hanno costruito la loro fortuna sui propulsori termici. La stragrande maggioranza dei colossi della produzione industriale automobilistica hanno annunciato il definitivo abbandono di motori diesel e benzina entro il 2030 con una graduale trasformazione verso l’elettrico da completare entro il 2050. Anno entro il quale ci si aspetta un’industria automobilistica a impatto completamente zero.
Jean Todt su questo è stato molto più che chiaro. L’era del motore a scoppio, diesel o benzina, è finita: “Ci stiamo avviando verso un mondo a impatto zero e i motorsport non possono ignorare questa rivoluzione. Anzi… ne devono essere i principali promotori”.
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Jean Todt invita tutte le scuderie a fare la loro parte: “La FIA ha promosso la svolta con la Formula E, e la Formula 1 ha rivelato il suo consueto spirito pionieristico sviluppando i motori ibridi con una svolta decisiva per tutto il business. Dobbiamo continuare su questa strada: che si tratti di motori elettrici, o ibridi, o a idrogeno l’automobilismo sportivo di ogni ordine e grado dovrà puntare a una emissione zero. É una necessità per tutti: velocità e rally, pista e fuoristrada, campionati turismo. L’idrogeno è una opzione che seguiamo con molta attenzione attraverso numerosi test. A breve saremo in grado di fare un annuncio rivoluzionario”.
Dopo l’era ibrida si apre l’era a idrogeno? Gli analisti della Formula 1 ipotizzano che il principale campionato automobilistico sia destinato a cambiare completamente propulsori nell’arco di cinque anni al massimo, e dunque entro il 2026.
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