Thiago Silva, un tragico retroscena viene svelato direttamente dal 35enne difensore brasiliano del Chelsea. Fu decisivo l’aiuto della moglie
Thiago Silva, a trentasei anni compiuti nel settembre scorso, è ancora oggi uno dei difensori più forti e affidabili del mondo. Una carriera straordinaria quella del centrale di Rio de Janeiro che lo ha visto indossare la maglia verdeoro del Brasile per ben 93 volte, molte di queste da capitano e un percorso di altissimo profilo a livello di club avendo giocato in squadre di grande spessore come l’ultimo grande Milan di Berlusconi e Galliani con cui vinse lo scudetto nel 2011; il Paris Saint Germain di cui è stato il leader difensivo per otto lunghe stagioni (dal 2012 al 2020) e quest’anno il Chelsea che anche grazie a lui è tornato a disputare i quarti di finale di Champions League.
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Un percorso importante e prestigioso di un grande giocatore. Ma un percorso che non avrebbe mai visto la luce se nel lontano 2005 Thiago Silva, allora ventunenne promessa del calcio brasiliano, si fosse arreso a una grave malattia che ha rischiato addirittura di ucciderlo.
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Nel 2005 Thiago Silva giocava in Russia, nella Dinamo Mosca, quando si accorse di aver contratto la tubercolosi: “Avevo accusato alcuni sintomi quali febbre alta, attacchi di tosse e forte sudorazione. Non trattandosi chiaramente di un caso di influenza, grazie all’insistenza di mia moglie Isabelle fui mandato d’urgenza in clinica dove i medici condussero una serie di esami per determinare cosa non andava – spiega il difensore brasiliano -. Anche i medici della Dinamo Mosca erano sorpresi dal fatto che mi stancassi molto velocemente all’inizio delgi allenamenti e restarono sbalorditi nell’apprendere che soffrivo di tubercolosi, e avevo addirittura contratto la malattia sei mesi prima della loro scoperta. In poche parole, i medici mi dissero che se avessi ritardato di due settimane il ricovero in ospedale sarei probabilmente morto”. Un vero e proprio miracolo, insomma. Oggi Thiago Silva racconta tutto questo con il sorriso sulle labbra, grazie soprattutto al coraggio e all’intuizione della sua dolce consorte.
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