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Ci lasciano Marco Bollesan e Massimo Cuttitta: il rugby piange

Secondo lutto in due giorni per il mondo della palla ovale azzurra che dopo Massimo Cuttitta perde anche Marco Bollesan capitano e CT della nazionale azzurra

Una foto simbolo del rugby italiano: Marco Bollesan affronta la Francia nonostante un trauma cranico (Foto Getty)

Il periodo è quello che è, i lutti sono purtroppo all’ordine del giorno in un paese che ha vissuto un anno drammatico che sembra non volere finire mai.

I capitani coraggiosi del rugby italiano

Il rugby italiano piange in questi giorni due personaggi simbolo, Massimo Cuttitta e Marco Bollesan che in modi e periodi diversi avevano dato grande risalto al mondo della palla ovale contribuendo a imporre nel nostro paese una cultura del rugby difficilissima da far conoscere in un paese fortemente calciocentrico.

Marco Bollesan fece di questa sfida, cioè quella di rendere il rugby uno sport davvero nazionale, la propria ragione di vita. Giocatore della Nazionale della quale fu a lungo capitano, simbolo del CUS Genova, Bollesan riuscì in imprese non da poco.

Diventare l’unico rugbista ad essere indotto nella Walk of Fame del Coni, il viale della gloria dedicato agli sportivi che attraversa il Foto Italico. Vestire 47 volte la maglia della nazionale quando gli azzurri giocavano poco ed erano chiusi in una riserva difficilissima da scalare, ben lontana dal Sei Nazioni. Per poi diventare oltre che giocatore simbolo e capitano degli azzurri anche il CT di una Nazionale storica che riuscì per la prima volta a prendere parte al Mondiale: era il 1987.

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Il rimpianto di Bollesan

Bollesan, famoso per i suoi modi burberi e molto diretti, era veneto di origine ma aveva scelto Genova, dove era uno degli sportivi più popolari della città. Un animatore dei salotti sportivi e dei talk show delle tv locali. La sua opinione lo ha reso uno sportivo a livello assoluto, amatissimo ed estremamente considerato. Una vera leggenda. Occhi chiari,

Vincere un titolo nazionale proprio a Genova, rompendo quella che era l’egemonia delle grandi squadre venete. Ci andò vicino per tre volte, senza riuscirci, con una squadra non straordinaria ma che lui rendeva grandissima e che giocava in uno sperduto campo in terra battuta all’aeroporto, lontanissimo dalle splendide strutture delle squadre con le quali doveva confrontarsi.

Andò via da Genova sbattendo la porta e paradossalmente vinse di nuovo il titolo italiano a Brescia, subito dopo. Ma la delusione per quello scudetto genovese mancato rimase. Bollesan aveva 79 anni ed era malato da tempo.

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Bollesan all’epoca del suo lungo lavoro come CT della squadra azzurra di Rugby (Getty Images)

L’esempio di Massimo Cuttitta

Sabato ci aveva lasciato un altro grande del rugby italiano, Massimo Cuttitta, scomparso a soli 54 anni: pilone della nazionale azzurra con la quale aveva debuttato nel 1990 giocando ben 69 partite, 22 delle quali da capitano, ebbe la gioia di giocare in una squadra che proprio Bollesan contribuì a plasmare in quel Sei Nazioni che fu reso possibile proprio grazie all’esempio, all’impegno e alla credibilità di giocatori come Bollesan.

Anche Cuttitta si è arreso a complicazioni legate al Covid. Era arrivato in Italia dopo essere cresciuto in Sudafrica in un periodo in cui l’Italia aveva un disperato bisogno di giocatori competitivi.

Mauro Marchina

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