Un altro lutto nel mondo della pallavolo, si è spento a soli 52 anni Michele Pasinato, più di settemila palloni nel campo avversario, il top scorer migliore di sempre in Serie A
Michele Pasinato di nomignoli ne aveva accumulati parecchi in oltre vent’anni di carriera agonistica. Braccio di Ferro, Tritolo, l’Atomico ma per tutti era semplicemente Paso. Un uomo buono, educato e gentile, sempre disponibile. Il cui carattere mite e schivo contrastava in modo evidentissimo con la potenza che scatenava con il suo braccio destro.
Michele Pasinato si è spento oggi dopo sei mesi di strenua lotta contro una malattia cui ha dato filo da torcere fino all’ultimo. Lascia la moglie Silvia e due figli maschi, Edoardo e Giorgio. Nonostante avesse vinto relativamente poco con le sue squadre di club, Padova (era cresciuto nel Petrarca), poi Montichiari, Roma e ancora Padova, Pasinato ha un record in carriera che difficilmente potrà essere superato: in 208 partite nel massimo campionato di pallavolo italiano ha messo a terra 7031 punti. Più di chiunque altro. Per media punti è secondo solo ad Andrea Zorzi. Se si aggiungono anche i punti dei play-off i punti diventano 7439. Un opposto di potenza e precisione semplicemente devastante.
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Un vincente che per indole si è sempre legato a progetti che gli fossero congeniali e che rispettassero la sua ‘misura d’uomo’. Taciturno, schivo, Michele Pasinato riceveva complimenti malvolentieri; quando gli si diceva, ‘bella partita Paso’ lui bofonchiava sottovoce un grazie a occhi bassi. E belle partite ne ha giocate a decine, anche in Nazionale: 256 presenze in azzurro, quasi sempre come gregario, dove si è tolto grandi soddisfazioni.
Un oro ai mondiali di Tokyo del 1996, due titoli europei nel 1993 e 1995 e sei World League solo per citare i trofei più significativi. Julio Velasco di lui aveva detto… “se gli chiedete di fare quello che sente, lui farà la cosa giusta, al massimo”.
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Medaglia d’oro al Valore Atletico con la nazionale della Generazione dei Fenomeni, Michele Pasinato è stato un giocatore simbolo per dedizione, impegno e passione. Molto lontano da quella smania di protagonismo che non gli è mai appartenuta, se non quando si trattava di scaraventare il pallone nel campo avversario nell’angolo più imprevedibile e a una potenza non governabile.
Negli ultimi anni seguiva la pallavolo giovanile come tecnico, un ottimo tecnico: allenava ma soprattutto giocava con i suoi ragazzi della Under 17 che lo consideravano un punto di riferimento prezioso anche dal punto di vista umano. Tra questi i suoi due ragazzi, ottimi talenti, che lui trattava esattamente come tutti gli altri. Forse anzi un po’ più duramente degli altri.
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